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Nato con le bacchette in mano

Da sinistra: Paolo Mitton, Ricky Mantoan, Alan Brunetta. Foto di Fabio Marchisio

Alan Brunetta, musicista da sempre, si racconta sul blog di Giovaninrete, in occasione di un suo esordio: la composizione di una colonna sonora, realizzata per il film The Repairman, presentato all’ultimo #TFF , il Torino Film Festival edizione 2013.

Alan Brunetta, fin da quando hai mosso i primi passi hai preso in mano le bacchette e prima ancora a casa mamma e papà ti cullavano alternando Frank Zappa, Pink Floyd e Led Zeppelin. Che influenza ha avuto crescere in una famiglia appassionata di musica?

“La mia famiglia ha avuto e continua ad avere una grande influenza sulla mia musica; prima fra tutti è la sensibilità e la criticità nell’ascolto di ogni tipologia di genere e la fortuna di riuscire a distinguere la musica che mi fa emozionare da quella che non trasmette nulla; un altro motivo è il sostegno verso le scelte che ho fatto per inseguire i miei sogni: senza di loro non sarei mai arrivato a questo punto della mia carriera e per questo li ringrazio con tutto me stesso”. 

A 28 anni puoi già fare un bilancio della tua carriera? Come si traduce la propria passione in un mestiere?

“Direi che ad oggi ho avuto tantissime esperienze in campo musicale,tantissime collaborazioni e ho raggiunto dei risultati che qualche anno fa non avrei mai immaginato: il successo della scuola di rock ” jam”, fare tournée internazionali, arrivare a scrivere un’intera colonna sonora di un film che sta avendo successo… Detto ciò sento che la mia carriera sta iniziando proprio ora, l’importante è continuare a seguire questa strada senza voltarsi indietro. Tradurre la propria passione in un mestiere è semplice ma come ogni cosa bisogna crederci, viverlo ogni giorno intensamente. Solo in questo modo si possono superare tutte le difficoltà e raggiungere i propri obiettivi”.

Nella culla ascoltavi #musica d’autore, sui banchi di scuola tenevi il tempo di un brano appena scoperto mentre le insegnanti spiegavano la letteratura e la storia e oggi sei un maestro e un compositore emergente. Quali persone ti hanno aiutato o sono state da esempio e guida nel tuo percorso, frutto di sacrifici ma anche di grandi soddisfazioni?

“Questa è una bellissima domanda. Forse ti risponderei che mi sento come se fossi la sintesi musicale dell’amore, dell’affetto e dell’amicizia di tutte le persone a me care e le persone che ho avuto la fortuna di incontrare,anche se per una volta soltanto,durante la mia ancor breve carriera. Ovviamente sintetizzo perché la lista è davvero lunga ma ringrazierei i miei genitori, la mia compagna Rosaria che mi aiuta e accompagna in questa impresa, gli amici/colleghi/fratelli dell’associazione altreArti, Lastanzadigreta, Euthymia : Umbo, Flavio, Leo, Jacopo e Dario; i miei insegnanti che ho avuto primo fra tutti Furio Chirico poi Riccardo Balbinutti, Matteo Moretti e Claudio Mantovani, e tanti altri. Ringrazio i miei allievi che mi permettono di crescere musicalmente e umanamente; continuerei all’infinito ma servirebbero troppe pagine”. 

In questi giorni è stato presentato al Torino Film Festival il film The Repairman per il quale hai composto l’intera colonna sonora. Raccontaci come è nato questo importante progetto?

“Ho iniziato a lavorarci a Luglio 2012 e terminato a Dicembre 2012. Un lavoro veramente emozionante: ci incontravamo con Paolo Mitton (regista) nel mio studio e, per ore, analizzavamo nei dettagli le scene su cui avremmo inserito la musica per capire quale vestito musicale avrebbe funzionato di più. Al termine della prima visione del montaggio nacque subito il tema del personaggio principale quasi istintivamente; dal quel momento capii la direzione che avrebbe avuto la colonna sonora e cioè due soli temi principali che variano nel corso del film sottolineando gli stati d’animo dei protagonisti, Scanio e Helena. Come strumenti ho utilizzato principalmente la Marimba (strumento melodico a percussione) dalla quale nasce proprio il tema di Scanio  poi chitarra classica, basso (ho riesumato il vecchio basso Echo degli anni 60 di mio padre perché il suono si legava benissimo con la musica), percussioni e in alcuni brani vi è l’inserimento di una chitarra Pedal Steel suonata dal mitico Ricky Mantoan (noto chitarrista Torinese che suonò con i Byrds). Un paio di brani del film sono scritti ed eseguiti da Ricky.

Non è la prima volta che scrivi e suoni musiche per il teatro o il cinema ma questa è la prima colonna sonora per un’opera prima, come è andata e quali aspettative hai?

“In effetti nel 2011 scrissi ed eseguii  le musiche per uno spettacolo teatrale dal titolo “leggenda rock” su un racconto di Flaubert prodotto da Nuovababette teatro, importante compagnia attiva soprattutto nel territorio valdostano; lo spettacolo entrò nel cartellone del Circuito Teatrale del Piemonte. Collaboro inoltre con il gruppo indie rock torinese Supershock divenuto importante per la sonorizzazione rock di film espressionisti  tedeschi (Nosferatu di Murnau, Der Golem di Wegener e Metropolis di Lang) in qualità di batterista, ma The Repairman, come per il regista, rappresenta la mia “opera prima” scritta ad hoc per questo bellissimo lungometraggio che, sono sicuro, scalerà la vetta. È stato veramente un emozione aver scritto questa colonna sonora non solo per il film ma anche perché mi ha aperto la strada verso la carriera che desidero intraprendere, oltre a quella concertistica e all’insegnamento”.

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