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Stanza da letto: che occasione!

La mia stanza da letto

La prima cosa che ho imparato di San Francisco e che trovare un tetto sotto cui dormire non è così facile e scontato come possa sembrare. 

SF è una delle città con gli affitti più cari al mondo. Dovuta in gran parte dalla migrazione di nerd e geek da ogni dove nella Silicon Valley e dalla ricchezza che da queste parti si produce, i prezzi delle stanze sono alle stelle. Diciamo che si spende una media 300-400 dollari a settimana per una stanza.

La mia personale ricerca inoltre era stata complicata dalla stretta necessità una soluzione logistica ottimale per raggiungere il Financial District in Downtown nel modo più comodo e veloce possibile, vista la mia breve permanenza di un mese di città.  Il quadro generale si chiudeva con la variabile dell’America’s Cup riducendo da una parte i posti disponibili e dall’altra aumentando ulteriormente i prezzi delle stanze.

La mia sfortuna o fortuna nella ricerca di una stanza mi offre un altro assist per spiegare un altro aspetto della cultura di questo posto. Qui l’instabilità e i problemi sono vissuti quotidianamente come opportunità. 

Il giorno della mia partenza dall’Italia, per una serie di motivi, ero davvero uno startupper under the bridge (ndr da qua è nato il nome della mia rubrica). Partivo difatti con una promessa di un divano per il weekend da parte di Alex, nulla di più.

Alex un ragazzo italo-francese, l’avevo conosciuto grazie alle molteplici ricerche su Airnb, Windu e Craiglist.  Avevo prenotato da lui una stanza per circa tre settimane ma qualche giorno prima della mia partenza mi aveva informato di non potermela più lasciare per motivi di lavoro. Panico.
Ma non potevo sapere che già stavo sperimentando una delle prime lezioni di questa esperienza.  Gli svantaggi il più delle volte si tramutano in occasioni e in questo caso anche in  incontri fortunati. La perdita della stanza si è trasformata in una serie di conseguenze a domino che mi hanno portato a conoscere persone che probabilmente mai avrei potuto incontrare, ad occasioni e esperienze che mai sarebbero accadute senza questo inconveniente.

E così è passato il primo weekend, con l’aiuto da parte di Alex per sbrigare le prime faccende basilari per muoversi in città, consigli utili per “entrare” nella mentalità di questo posto e delle ottime dritte sui “party” giusti da frequentare. 

In tutto ciò rimanevo alla ricerca di una casa. Solo le risposte dalla comunità startuppara italiana (italian start up scene have a look on FB) alla mia richiesta di aiuto, mi hanno salvato dall’insonnia. E da quella comunità, da startupparo a startapparo, sono riuscito a trovare una soluzione. Marco mio ex compagno di classe dell’università appena ripartito dopo un anno di lavoro nella Valley mi introduce Stefano via mail. L’“Introduce me” è un altro aspetto molto singolare delle relazioni che intercorrono a SF che consiste per chi non lo sapesse nel presentare qualcuno a qualcun altro il più delle volte mia mail. Una sorta di raccomandazione di cui non mancherò di parlarvene prossimamente.

Stefano è un altro talento scappato qualche anno fa stufo di sgomitare nel marasma italiano per andare a lavorare per una piccola realtà (a quel tempo) di nome Dropbox. Stanza libera, prezzo ragionevole e soluzione logistica impeccabile Non potevo trovare di meglio. 

Tre settimane passate tra casa, il desk di lavoro, e lezioni. Discussioni interessanti e proficue a colazione e dopo cena sull’ecosistema startup californiano. Un pranzo negli uffici di Dropbox, e via per ritrasferirmi per la terza volta. 

Un’occasione di un letto gratis non è da poco. Da startupparo a startpparo, ho rimpacchettato di nuovo tutte le mie cose e mi sono mosso verso Japan town in una corporate house dove vivono altri  ragazzi venuti da tutta l’Italia con un letto libero. Quattordicesimo piano, vista mozzafiato, divano e birre a tirar tardi la notte parlando dei nostri progetti e sulle possibilità nel trovare un modo per non abbandonare questo posto che sempre più sentiamo come la nostra casa.

Ragazzi come me, che nonostante le diverse difficoltà, sono qui per dare un senso ai propri sogni senza aspettare che le cose cadano dal cielo. Siamo tanti ed è bello esserlo.

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