Giovaninrete2.0

Gli amanti delle etichette li hanno ribattezzati con un nome che fa sognare grandi traguardi. C’è chi li considera #choosy e mammoni. I protagonisti di questa categorizzazione non ci capiscono ancora bene un granché ma hanno guadagnato addirittura la copertina del #Time . E non certo per meriti particolari. Si tratta dei giovani nati tra il 1980 e il 2000: i cosiddetti #millenials.

Non per screditare le “inchieste” ma permetteteci – da giovani – qualche osservazione.

Punto 1. Categorizzare una generazione non è un’impresa semplice, tra i limiti spicca ad esempio quello geografico: non ci si può riferire ai giovani di tutto il mondo e spesso si prendono “a campione” quelli viventi in Europa o Stati Uniti, tagliando fuori una fetta consistente e molti aspetti interessanti.

Punto 2. Spezzando una lancia a favore dell’analisi e del contributo fornito dagli esperti, sempre pronti a interpretare l’emisfero giovanile, si può ammettere che una riflessione utile esiste. Ai giovani è bene ricordare che la propria immagine va tutelata anche in rete, principale campo d’azione dei “millenials”.

Internet dove tutto sembra più facile, dove si crede di poter comunicare con personaggi famosi a suon di tweet e in cui si cerca lavoro con un click, è anche un grande database. La propria reputazione vale anche on line e non stiamo parlando del numero di amici,  followers o like ottenuti. Bisogna prestare attenzione a ciò che si condivide e soprattutto ricordarsi che la vita reale è oltre lo schermo. Una vita fatta di relazioni umane e sguardi, occasioni di incontro e crescita migliorabile anche grazie a un buon uso della rete che però non la sostituisce.

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