Lettera Ventitré: la sfida di un collettivo di giovani giornalisti torinesi
Chiara, 28 anni, si racconta a Giovaninrete. Nella foto è insieme ai colleghi di L23
Sotto il nome Lettera Ventitré è riunito un collettivo di giornalisti nato nel 2012 all’ombra della Mole. È una realtà giovane e non comune nel panorama italiano perché si occupa di formazione nell’ambito della comunicazione. Si rivolge – con proposte diverse – a scuole, enti pubblici e privati, e giornalisti. Lettera Ventitré è formato da Salvo Anzaldi, giornalista professionista e scrittore, vincitore del Premio Saint Vincent, Alessandro Ballesio, redattore de La Stampa, Simone Cerrano, #giornalista professionista e telecronista per Mediaset, Chiara Priante, giornalista, che scrive per “La Stampa”, ed Emanuele Spina, esperto di #comunicazione persuasiva, responsabile commerciale per un importante gruppo americano di ricerca e sviluppo di talenti e risorse umane.
Abbiamo intervistato Chiara Priante, 28 anni, anche perché è la più giovane del gruppo. È giornalista (“in attesa di diventare professionista” ci tiene a precisare: sosterrà a inizio dicembre a Roma l’ultimo step, l’esame orale), scrive per La Stampa e, da dieci anni, per il settimanale TorinoSette per cui cura alcune rubriche (Agenda Provincia, Agenda Cinema, Radio&TV). È anche formatrice nell’ambito del giornalismo e della comunicazione.
Se dovessi vestire i panni dell’addetta stampa di te stessa, come ti descriveresti? Siamo curiosi di sapere da quanto tempo ti occupi di giornalismo, formazione e comunicazione e quale è stato il tuo percorso…
“Da piccola sognavo di fare la #veterinaria e così, finite le medie, mi sono iscritta allo scientifico, il Darwin di Rivoli. Nei primi anni delle superiori ho capito la mia passione per il giornalismo e sui banchi del liceo ho iniziato a scrivere. Devo ringraziare il premio Grinzane Cavour, successivamente al centro d’una grande bufera, se ho iniziato questa strada. Allora offriva un’opportunità molto interessante per le scuole che mi ha permesso di vincere due volte il “Premio Grinzane Giornalismo” e di frequentare così, per due anni, un corso tenuto da Gabriele Ferraris, responsabile di TorinoSette: Gabriele ci ha – e mi ha insegnato – quelli che si potrebbero dire i fondamentali del giornalismo.
Il cammino, da quel momento, è stato graduale: ma pezzo dopo pezzo, anno dopo anno, ho iniziato ad occuparmi di ambiti diversi per Torinosette, seguire alcuni temi, curare delle agende fino ad arrivare a collaborare anche per le pagine torinesi de La Stampa. È stato un percorso dove, articolo dopo articolo, ho imparato qualcosa, mi sono migliorata, anche grazie alla figure che ho incontrato. Credo profondamente che i giornalisti non debbano mai smettere d’imparare e debbano sempre avere grande umiltà, specie in un momento di crisi come questo: anche per questi motivi nasce Lettera Ventitré”.
Durante i corsi che tieni da alcuni anni nelle scuole, hai notato quali sono gli approcci prevalenti dei ragazzi e delle ragazze di fronte, ad esempio, al fatidico tema in classe? Cosa ci puoi dire a riguardo?
“Da alcuni anni affianco alla scrittura il lavoro di insegnamento di materie giornalistiche. La maggior parte degli studenti fa fatica a scrivere un tema quanto un articolo, genere che ci si ritrova alla prima prova di #maturità (insieme a saggio breve, tema storico e analisi del testo) ma che, di norma, non sa come affrontare.
Quasi nessuno legge il quotidiano, al massimo si affida all’informazione via web. Nel mio piccolo cerco di sollecitare le menti, sia a leggere di più (uno strumento utile anche per essere cittadini più consapevoli e attenti a ciò che ci capita intorno) sia a scrivere e lasciar correre la fantasia. Ma non è semplice”.
Quali sono gli interrogativi più frequenti che ti pongono gli studenti?
“Gli studenti pongono quesiti abbastanza puntuali sul ruolo dei giornali e dei giornalisti. Un telegiornale schierato rovina tutta la categoria e mette in dubbio il lavoro di tutti. Molti affermano che un giornalista non può esimersi dal pensare, avere un’idea, per questioni come il #Tav , molto sentito alle nostre latitudini, come per il big match di #calcio . I dibattiti che si aprono al riguardo sono sempre molto stimolanti. I ragazzi sono fiscalissimi: basta un aggettivo non gradito e bocciano l’articolo”.
Restando in ambito di formazione, quali consigli ti senti di dare ad un giovane nel pieno del suo percorso formativo sia che voglia tentare la dura strada del giornalismo sia che nel suo futuro ci siano altri obiettivi?
“Consiglio di crederci e investire tutto l’impegno e le risorse possibili. Da qualche parte si arriva. Quando ho iniziato tutti mi sconsigliavano di intraprendere questo mestiere. Bisogna mettercela tutta: io ho iniziato a scrivere sui banchi del liceo, a tagliare articoli, a sentire telegiornali e scrivermi le parole che non conoscevo e studiarle. Ho passato domeniche a seguire partite di pallone sui campi di calcio di Terza Categoria per scrivere i primi pezzi, ho comprato libri sul giornalismo, scritto tanto. Ognuno, nel suo ambito, può seguire questa strada”.
In cosa consiste Lettera 23, da chi è composta la squadra e a chi si rivolge?
“Lettera Ventitré nasce dall’incontro di persone con percorsi formativi e professionali molto diversi e proprio qui sta la forza del nostro gruppo, giovane e dinamico. La proposta di Lettera Ventitré è rivolta in primis alle scuole del territorio per le quali proponiamo una mattinata interattiva dedicata a giornalismo e comunicazione (due ore di conferenza e due ore di laboratori, per informazioni: info@letteraventitre.com), ma organizziamo anche workshop per giornalisti insieme al Gruppo Freelance della Stampa Subalpina e ci rivolgiamo a enti pubblici e imprese per moduli mirati”.
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