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A scuola di neutralità in pieno spirito verace belga

A scuola di neutralità in pieno spirito verace belga

Voci da e di città: conferenze, dibattiti, festival e progetti a Bruxelles

Una delle caratteristiche dello spirito belga è la propensione a mettersi incessantemente in discussione. Da queste parti (complice l’aura dell’Unione Europea, suppongo), è un continuo parlare, dibattere, confrontare. Come un martello mediatico che strilla e distribuisce volantini su sviluppo, cooperazione, ricerca, dialogo interculturale, comunità, vivere insieme. 

Persino rettore e vice-rettore si sono scomodati ad invitare via mail a conferenze, progetti, ecc. Due giorni fa, per esempio, si è tenuto un dibattito dal titolo Peut-on critiquer l’Europe? (“Si può criticare l’Europa“) a cui non ho assistito (ma se qualcuno fosse proprio interessato, mi posso informare).

Per esperienza diretta, invece, ormai da qualche mercoledì, ho un appuntamento imprendibile all’auditorium Lameere (UB2-252A), indirizzo: Square J. Servais, 50 – bât. U porte G – Av. Roosevelt 50), dalle 19.30 alle 22. Esiste difatti un corso (sì, a quell’ora e in quel luogo, dove spesso rimbombano i bassi delle feste organizzate dai circoli universitari), intitolato “Formation à la neutralité“, di cui sono casualmente venuta a conoscenza e che da subito mi ha incuriosito nel leggere quanto riporto di seguito.

OBIETTIVI
Formare i futuri professori dell’insegnamento pubblico alle esigenze legate alla “neutralità”, la cui cornice legale è definita dalla Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo, dalla Costituzione belga, dai Decreti della Comunità francese relativi (1994, 2003) ecc. Più precisamente, si tratta di sensibilizzare gli studenti a diverse questioni di ordine assiologico, etico ed epistemologico sulle quali potrebbero [in futuro] essere chiamati a confrontarsi, in particolare, in funzione alla diversità di convinzioni, valori e comportamenti dei propri allievi.

CONTENUTO
Conferenze-dibattiti circa i seguenti temi:
1) introduzione generale ai differenti concetti legati alla neutralità,
2) i rapporti tra scienze o scienze umane e religioni / laicità,
3) rispetto dei Diritti dell’Uomo e concetto di neutralità,
4) concezioni filosofiche e religiose degli allievi e implicazioni in materia d’insegnamento,
5) dimensioni culturali e neutralità,
6) le difficoltà legate all’insegnamento della teoria dell’evoluzione.
 

Ammettendo, da una parte, di non avere alcuna vocazione all’insegnamento*; dall’altra, tuttavia, sono particolarmente stuzzicata dagli esperimenti metodologici applicati a differenti soggetti socio-culturali e allo studio della relativa efficacia e/o debolezza.

In altri termini, meccanismo e sviluppo degli schemi di funzionamento cerebrali sono per me una fonte di curiosità. Così, anche per condivisione di temi, il mercoledì sera mi calo nel pieno spirito belga, verace come le sue caratteristiche moules!

*Per ottenere l’abilitazione all’insegnamento secondario superiore in Belgio, il corso sopra citato (ovvero, l’adesione ad un atteggiamento che miri a fornire un’istruzione depurata da preconcetti) è indispensabile. 
Per il gusto della polemica (che i belgi non fanno altro che fomentare in me), porto a confronto la Facoltà di Matematica di Torino, nella quale vi è un cartello con la scritta “Sis Piemonte” (Scuola Interateneo di Specializzazione per la formazione degli Insegnanti della Scuola Secondaria) soffocata con dello scotch da pacchi.

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